Dopo gli attacchi subiti da parte dei serbi, sono tante le domande sui motivi per i quali l’esercito italiano si trovi nei balcani.
Dopo i recenti attacchi con sassi, chiodi e molotov su alcuni militari italiani in Kosovo, sono tante le domande sorte spontanee su cosa faccia la Nato in questa piccola nazione dei Balcani. L’esercito “della pace” è stanziato in questo territorio da circa 24 anni. L’Onu aveva infatti inviato le truppe nel 1999 per sedare le tensioni interne presenti nella popolazione. Nacque così la Kfor (Kosovo Force), una forza militare internazionale che mantenesse pacifica la convivenza tra serbi ed albanesi. Due gruppi etnici divisi dallo scoppio della guerra civile della Jugoslavia ed in costante tensione dalla nascita del nuovo stato del Kosovo.
La presenza dell’esercito italiano
La presenza dell’esercito italiano in Kosovo è guidata dal 10 ottobre dello scorso anno dal Generale di Divisione Angelo Michele Ristuccia. Il ministero della Difesa riporta, inoltre, che “la consistenza massima annuale autorizzata dall’Italia per il contingente nazionale impiegato nella missione è di 852 militari, 137 mezzi terrestri e 1 mezzo aereo”. 852, quindi, il numero di soldati italiani presente in questa piccola nazione dei Balcani che, nello specifico, svolge alcune e differenti mansioni. Il gruppo ferito ieri dai manifestanti serbi appartiene al Nono Reggimento Alpini della Brigata Alpina “Taurinense” ed è dislocato vicino alla città di Pec. A Pristina, invece, si trovano circa 90 militari appartenenti all’Arma dei Carabinieri e alle tre Forze Armate. Della parte di intelligence, invece, si occupa sempre nella stessa città un reggimento dei Carabinieri denominato Multinational Specialized Unit.